Il mondo intero se n’è accorto dalle apocalittiche immagini delle città canadesi e statunitensi – da Ottawa a New York – avvolte da una cupa e densa coltre di fumo. La situazione in questi grandi centri urbani è talmente critica che martedì l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha emesso allerte sulla qualità dell’aria in diversi stati, dove i livelli di particolato si stanno enormemente innalzando.

Ma la situazione più drammatica è quella delle foreste canadesi, ovviamente.

In totale, da inizio primavera, si parla di quasi 4 milioni di ettari bruciati in Canada (un terzo delle foreste italiane!): una quantità enormemente maggiore rispetto a quella che in media viene interessata dagli incendi nel Paese, pari a circa 250.000 ettari.
E siamo solo all’inizio. La “vera” stagione degli incendi deve ancora iniziare.

4 milioni contro 250.000, questa è la sconvolgente scala dell’evento a cui stiamo assistendo.

Secondo molte fonti canadesi, l’insolita violenza di quest’anno è dovuta in particolare alle temperature elevate e alle condizioni di siccità che si sono registrate nei mesi precedenti nelle regioni più colpite. In due parole: crisi climatica.

Ovviamente, come sempre sono molteplici e complesse le concause da indagare in questi casi, ma è chiaro a tutti gli osservatori che il riscaldamento globale gioca un ruolo determinante in questa ennesima, enorme emergenza.

Alcuni anni fa, quando le immagini degli incendi devastanti che fecero il giro del mondo venivano dall’Australia, uscì un interessante articolo a cura di SISEF – Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, che spiegava come: “Oggi stiamo assistendo alla terza grande variazione nell’attività degli incendi, forse l’inizio del “Pirocene”.

L’aumento dei gas a effetto serra nell’atmosfera e l’alterazione del clima a scala planetaria rischiano di generare un nuovo aumento degli incendi in tutto il mondo, incendi che non siamo più in grado di controllare.
Un aumento che osserviamo già in diverse parti del pianeta (quelle più soggette a un aggravarsi delle siccità), e che è destinato a continuare secondo tutti gli attuali modelli climatici.

Parlare di “Pirocene” è qualcosa di molto forte, che ci pone di fronte a scenari spaventosi: distruzione di ecosistemi, successivo dissesto idrogeologico, enormi perdite umane ed economiche, inquinamento da particolato ma anche, non dimentichiamolo, ulteriori emissioni, perché tutta la CO2 assorbita dalla piante nella loro vita, durante un incendio, viene immediatamente riemessa in atmosfera.

Ma iniziare a parlare di “Pirocene” è necessario, perché senza un netto cambio di direzione questa è la parola che meglio descrive lo scenario a cui stiamo andando incontro.
Un mondo sempre più caldo e secco che brucia, con fiamme che facciamo sempre più fatica a contenere.