Dalla Romagna arrivano immagini e notizie strazianti, ma anche dall’Appennino tosco-romagnolo, dove centinaia di frane, piccole o grandi, si sono mosse a seguito di queste ore di pioggia eccezionale.

Qualcuno ha avuto il coraggio, nel pieno di questa tragedia, di fare ironia su chi per mesi ha parlato di siccità.

Alcuni hanno subito accennato alla crisi climatica e immediatamente, tanti altri, si sono affettati a dire che no, basta catastrofismo, il cambiamento climatico “questa volta non c’entra proprio” e chi lo invoca è uno speculatore ambientalista.

Altri ancora hanno invocato i mitici nonni che “dragavano i fiumi” o le alluvioni raccontate da qualche vecchio zio in una cena di natale.

Altri hanno tirato fuori dal cassetto dati che magari, in alcuni dei contesti oggi colpiti, proprio non c’entrano nulla.

Infine, timidamente, qualcuno ha iniziato a mettere in fila i dati oggettivi, le statistiche, le analisi che ancora non si possono urlare o “sbattere in prima pagina”, perché forse è troppo presto e non sempre si possono dare le risposte in tempo reale che il nostro tempo del “tutto e subito” richiede, affamato di notizie che poi scadono come yogurt dopo pochi giorni.

Del dibattito nel nostro Paese mi colpisce sempre il dualismo forzato, il tono polemico fine a se stesso, il relegare gli scienziati a “opinionisti”, il dare voce a ogni tipo di personaggio, più per capacità di fare show che per curriculum.

Io penso che questa pioggia sia stata veramente eccezionale, avvenuta dopo una siccità altrettanto eccezionale. Leggo i rapporti IPCC e trovo conferma del fatto che entrambi questi fenomeni possono essere strettamente legati alla crisi climatica. Leggo il parere di meteorologi e ricercatori e trovo altre conferme.

Al tempo stesso però penso che il problema sia dannatamente complesso, frutto di tante concause. Le soluzioni sono ancora più difficili e complicate, richiedono cambi di paradigma che tutti noi, me compreso, non riusciamo ancora ad accettare fino in fondo.

Per questo dico… aspettiamo un attimo a urlare, a commentare con la bava alla bocca. E facciamo anche un applauso alla Regione, alle istituzioni, che sono intervenute prontamente, con gli allarmi prima e i soccorsi poi. Uno Stato c’è, per fortuna, e ne beneficiano tutti quando serve.

Poi però, tra qualche settimana, iniziamo davvero una discussione seria, lungimirante, scientifica su questo e mille altri disastri, che ci colpiranno sempre più spesso.

Il vero problema di questa mia utopia è che, tra qualche settimana, ci sarà altro ad occupare le prime pagine dei giornali e la testa dei politici.

Come uscirne?