Ogni soluzione climatica ha un suo potenziale di decarbonizzazione nel breve termine, ovvero quanta CO2 può essere risparmiata grazie all’implementazione di una determinata tecnologia.
Le auto elettriche sono una soluzione climatica, non esageratamente efficace. Possono contribuire secondo l’ultimo report IPCC per una riduzione di poco meno di un miliardo di tonnellate all’anno, 5 volte meno del fotovoltaico per capirci.

Secondo me, ha ragione chi dice che non si salva il clima solo con le auto elettriche, ma questo non toglie che queste siano una delle pochissime soluzioni in campo energetico che scalano in modo sufficientemente veloce.
In 4 anni, la loro quota di mercato è più che decuplicata, ed è destinata a raggiungere una quota maggioritaria nel 2030.
Sembra incredibile che quest’anno l’auto più venduta in Europa sia una Tesla, ma invece è così: sta avvenendo una vera rivoluzione.

Il motivo di questa scalabilità è dovuto al fatto che l’estrazione dei minerali critici, è sempre meno critica. Più si cerca il litio più se ne trova, la ricerca crea alternative alle celle dalla composizione più problematica. Ad esempio il cobalto è ormai un minerale ampiamente evitato, grazie alle celle LFP che sono si meno performanti ma evitano anche il nichel.

È importante evidenziare come il principale motore di questa corsa, sia il mercato interno cinese, con i suoi milioni di veicoli di piccole dimensioni a basso costo con batterie LFP. Lo scrivo perché in termini di segmenti auto, il mercato italiano è più simile a quello cinese che a quello europeo. La mancata offerta di veicoli piccoli ed economici è uno dei principali limiti dell’elettrico in Italia. Non certo perché mancano auto elettriche con un’autonomia da 1000 km. Per questo, ora, ci sembra impossibile che un’auto venduta ogni tre nel mondo possa essere elettrica, ma presto le cose cambieranno anche da noi.

Permettetemi una speculazione: avremmo l’occasione, con la produzione domestica di una “Panda elettrica” di rispondere ad una domanda tutta Italiana, e di raggiungere percentuali di mercato allineate al resto del mondo.

Ma invece, privi di un’industria automotive ma forti di un’industria petrolifera, preferiamo inseguire le sirene dei fantomatici carburanti a basse emissioni. L’ennesima mancata occasione di impresa dovuta alle ingerenze fossili nel nostro paese.